"Direttamente da Areka"
di Milena de Boni
Scrivere un articolo direttamente da Areka non è semplice. Qui tutto si mescola e diventa difficile riordinare i pensieri e le emozioni per poi descriverli.
Perché quando si parla degli occhi dei bambini e della semplicità con cui ti prendono per mano o della dignità delle donne africane nonostante la loro situazione oppure della sofferenza silenziosa degli anziani non ci si crede mai fino in fondo, magari si annuisce dicendo che è vergognoso ma non si fa niente pensando che la situazione è così grande e che il nostro aiuto non servirebbe a nulla.
Invece qui, al Centro di Areka, capisci che qualcosa anche se piccolo si può fare. Non si cambia il Mondo e nemmeno l'Etiopia, per fortuna, però si può dare una mano, a volte una idea risolve molti problemi e semplifica la vita quotidiana.
Così vogliamo raccontare cosa stiamo facendo, forse è più facile dividere in settori anche se tutto è collegato con lo scopo di aiutare non solo i ragazzi orfani che sono qui ma anche chi sta fuori dal Centro. Perché è bene sottolineare che il Centro di accoglienza Giovanni Paolo II di Areka non è fine a se stesso ma aiuta anche chi è fuori. Facciamo alcuni esempi: il pozzo da cui attingiamo acqua alimenta altre due fonti esterne dove gli abitanti del posto possono prendere acqua pulita, oppure arrivano malati gravi che vengono aiutati economicamente e portati negli ospedali adeguati perché la sanità in Etiopia è tutta a pagamento anche i farmaci che ti somministrano per emergenza.
Ma torniamo alla nostra storia: Siamo un gruppo numeroso e questo ci permette di dividerci compiti e responsabilità secondo le capacità ed attitudini di ciascuno. La piccola e grande manutenzione è sempre una questione spinosa anche nelle nostre case e qui assume proporzioni decisamente maggiori, per fortuna abbiamo dei bravissimi tutto-fare che sanno scassinare serrature e aggiustare linee elettriche ma anche riparare neon e scarichi dei bagni questo è un lavoro a tempo pieno e abbiamo importato dall'Italia viti, punte, chiodi, silicone e tutto quello che vi può venire in mente.
La gestione dei bambini/ragazzi è la parte più impegnativa. In questo momento al Centro ci sono 7 neonati, 57 bambini da 1 a 7 anni e 24 ragazzi dai 7 ai 16 anni, in poco spazio sono concentrate tutte le problematiche legate alle varie età, quindi un po' si sedano animi adolescenziali, un po' si fanno giocare i piccoli un po’ si da il latte ai neonati, questa è la parte senza dubbio più bella del lavoro. Stiamo organizzando l’attività delle bambinaie creando spazi gioco per i piccoli ed aule per i compiti pomeridiani del dopo scuola, scrivendo programmi giornalieri per bambinaie, cuoche, lavandaie e donne delle pulizie. Sappiamo che sarà un lavoro lungo ma d'altronde ci siamo resi conto della necessità di programmazione per far si che una volta segnata la via possano facilmente camminare con le loro gambe.
Il Centro ha a disposizione molto terreno coltivabile (nella foto sopra ci vedete al lavoro) che produce frutta e verdura anche per Addis Abeba e per la casa accoglienza dei bambini neonati in attesa di essere adottati di Sodo. In particolare si producono verze, coste, carote, patate, cipolle, peperoncino e barbabietole e si raccolgono mango, avogado, papaia e, più avanti, caffè. Un lavoro impegnativo che dà molta soddisfazione nonostante le difficoltà linguistiche ed organizzative.
Abbiamo affrontato la questione dell'immondizia cercando di fare le separazioni classiche che conosciamo bene. Abbiamo quindi fatto scavare una fossa molto grande per il compost (foto sopra), che una volta maturo servirà da concime per i campi, e realizzato un cesto molto grande posizionato all'esterno dove mettiamo bottiglie di plastica e tolle perché abbiamo capito che per chi abita qui sono molto utili. Carta e cartone verranno invece usati per il fuoco delle cucine.
Queste sono le mansioni giornaliere che dette così sembrano semplici ma ogni giorno è diverso dal precedente e quando pensi che tutto sia sistemato ed organizzato succede qualcosa tipo: la rottura della pompa del pozzo, che ci ha lasciato senza acqua per una settimana, oppure il ricovero improvviso di un dipendente o di un ragazzo, che anche qui come in Italia ti costringe a stare ore in ospedale.
Qui al Centro serve ancora molto aiuto e molta buona volontà, per questo non ci stancheremo mai di dire che qui c'è bisogno di volontari che sappiano mettersi a disposizione per qualsiasi lavoro, per venire qui bisogna prima contattare la sede di Verbania, per organizzare le date di partenza, e poi preparare le valigie lasciando molto spazio per le emozioni, la malinconia ed i ricordi che torneranno a casa con voi.
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